The view from Zacheta

The view from Zacheta
Włodzimierz Pawlak - Poles form the national flag

mercoledì 3 settembre 2008

Editorial by Daria Galateria (La Repubblica) on the subtle yet delicate connection between books and flirting (italian language only)


Da quattro mesi, il castello di Wolinia era sotto la neve, e così, a perdita d'occhio, le sue terre, con le diecimila anime di servi-contadini, e le foreste. Il ballo di primavera a Kiev era lontano; nessun viaggio previsto a San Pietroburgo; insomma, tra i suoi quadri, i mobili inglesi, la ricca biblioteca e le porcellane cinesi, Evelina Hanska si annoiava. Il venerdì però arrivavano in slitta riviste e libri dall'Europa; quel nuovo scrittore, Balzac, la incuriosiva. Come aveva potuto scrivere Scene della vita privata, così sensibile sul cuore delle donne, e poi la cinica Fisiologia del matrimonio? Ne discusse con la figlia e due parenti povere; poi un giorno - era il febbraio del 1832 - scrisse una lettera a Balzac, firmandosi La Sconosciuta: "La vostra anima mi è parsa luminosa". Evelina aveva trent'anni; era una bellezza, appena pingue. Balzac la sposò qualche lustro dopo, ma, come aveva sostenuto, "una contessa ha sempre trent'anni". Scènes de la vie privée aveva trasformato la vita dell'indebitatissimo scrittore piccolo, grasso e senza denti in un aristocraticissimo romanzo a lieto fine. Un libro ha la giusta distanza per l'amore; tocca lasciando lo spazio per l'immaginazione - e, come dice Pascal, è lei che mette il prezzo alle cose. Don Chisciotte e Madame Bovary lo sanno, a che stato di erotizzazione diffusa possono indurre i romanzi di cavalleria e i romanzi d'amore. Ma perfino la Bibbia può funzionare. Kafka, tra i suoi ultimi sanatori e una vacanza sul Baltico, incontra una ragazza di diciannove anni che lo strappa alla condizione già nostalgica con cui guardava la vita. È il 1923; la prima volta, la vede in cucina, con le mani insanguinate, che sta vuotando dei pesci; è sconcertato. Subito dopo però, la fanciulla gli legge un capitolo di Isaia in lingua originale. Kafka studiava allora l'ebreo; nei quaderni postumi si trovano più esercizi di ebraico che letteratura. E però anche scriveva: "Avere qualcuno che mi comprenda davvero, una donna per esempio, sarebbe avere un puntello (pied) da ogni lato". Quella Bibbia operò una provvidenziale saldatura tra i suoi bisogni; vivere con Dora allontanò i demoni, "gli sono scivolato dalle dita", diceva.
Poesie che hanno cambiato la storia sono quelle di Hugo; le leggeva, dal fondo della campagna francese, una piccola bastarda, Louise Michel, e respirava quell'aria vasta. "Vi scrivo dalla mia notte; voi metteteci le stelle", gli scrisse. Ebbe così la forza di andare a Parigi; Hugo annota nel diario, due volte, "vista Louise Michel n.", cioè nuda, e segna il prezzo del taxi che la ha ricondotta a casa. Per Louise, la forza di quell'innamoramento la trasforma, nel 1871, nella splendida pasionaria della Comune, con l'abito nero e la carabina Remington in braccio; "l'amore, almeno, è idiota", diceva, schierandosi contro il buon senso. Paradossalmente, fu una passione di buon senso quella di Bukowski, quando si ritrovò sposato per lettera a una ragazza che era di una famiglia di petrolieri; un cugino aveva fondato la Twa. Barbara Fry era curatrice di una rivista nel Texas; andava pazza per le poesie di Bukowski, voleva pubblicarle: gli scrisse che era il poeta più grande dopo William Blake. Bukowski le rispose che intendeva sposarla; il giorno dopo si era dimenticata la lettera, ma lei accettò. Le mancavano due vertebre del collo, ma Bukowski ci si trovò benissimo. La parola, "libro galeotto", l'ha trovata si sa padre Dante. Galehaut è il siniscalco della regina che nel ciclo bretone fa da mezzano tra Ginevra e Lancillotto, testimone del bacio della dama - nell'amor cortese, una vera investitura, che accoglieva il cavaliere al servizio della dama. Nel cerchio dei lussuriosi (Inferno V, 133-138) Francesca da Rimini e Paolo Malatesta dimenticano, e fanno dimenticare i rituali cavallereschi: "Quando leggemmo il disïato riso / esser baciato da cotanto amante /... / la bocca mi baciò tutto tremante. / Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse". E Boccaccio chiamò Principe Galeotto il suo Decamerone, che in amore attizza e consola. Però, "quel giorno più non vi leggemmo avante". Nei romanzi, il libro-civetta attira, ma al momento dell'amore spesso scompare. Una notte d'amore è un libro letto in meno, diceva ragionevolmente Balzac; lettura e amore sembrano avversari. Eppure - chi potrebbe immaginare Holly Golightly, la svagata cover-girl di New York, se non a Colazione da Tiffany? Ma eccola - tanto è forte il mito del libro galeotto - alla British Library. Lui la spia sbalordito sedersi "al riparo degli occhiali neri e di una fortezza di letteratura che aveva accumulato al banco"; e la cristallizzazione amorosa prende forma. Nelle Affinità elettive, Goethe lascia Ottilie guardare sopra il libro che legge Eduard, come unica forma trasposta e tenace di passione negata. Charlotte Brontë mette in difficoltà Mr. Moore, il più guardingo della schiera romantica dei precettori non pecuniosi ma innamorati pazzi, con i capelli della pupilla, Shirley. La fanciulla possiede riccioli in "pittoresca profusione"; un giorno che deve leggere in francese i Fragments de l'Amazone del sentimentale Bernardin de Saint-Pierre, le onde delle chiome invadono il libro, impedendone a lui la vista. "Put back your hair", dice Mr. Moore, "calmo, e freddo, come il marmo". Spostare tutta quell'abbondanza dietro l'orecchio serve solo a mostrare la gota rotonda dell'estrema giovinezza, il collo delicato pronto a arrossire; altre cento pagine, e i due sono sposi. Julien Sorel supera i silenzi imbarazzati di madame de Rênal raccontandole l'Histoire naturelle des lépidoptères di Jean-Baptiste Godart, che lei ha fatto venire appositamente da Besançon. Ultimamente, nota Stendhal, madame de Rênal si cambia d'abito due, tre volte al giorno; e quando va a caccia di farfalle con i bambini nel frutteto, Julien può accorrere a raccontare gli strani costumi degli insetti; "si parlavano sempre, e con estremo interesse, anche se di cose innocentissime". Neanche i temibili Piombi di Venezia fermano il mito del libro galeotto. L'aspetto del Pellico era dei più stravaganti, quando gli entra in cella la Zanza, "venezianina adolescente sbirra": perseguitato da un esercito di zanzare, lo scrittore, nel caldo bollente, si è cinto il capo e i polsi di bende di cotone, e scrive coi guanti. Con certe "adulazioncelle", la Zanza scacciava le zanzare col ventaglio, e baciava i versetti della Bibbia, chiedendo spiegazioni. Ancora una Bibbia galeotta: ma se cascava sul Cantico dei cantici, il Pellico si affrettava a voltar pagina. Il barone di Charlus, in uno degli alberghi lussuosi della Recherche, usa un libro per attirare presso di sé il Direttore. Pasternack lega a un libro la passione di Lara col Dottor Zivago. E nel film Le fate ignoranti sono le poesie di Hickmet, cercate da entrambi in libreria, a far incontrare Massimo e Michele. Ma è Robbe-Grillet, nel suo ultimo Roman sentimental, a rinfrescare i legami tra libro e libertinaggio: "Il rapporto del padre con la piccola Anne-Djin è pieno di sentimento. Quando la piccola, svestita su un inginocchiatoio, legge i classici, lui è pronto a flagellarla al minimo errore di prosodia...". (Daria Galateria, La Repubblica, 31 agosto 2008)

Nessun commento: