The view from Zacheta

The view from Zacheta
Włodzimierz Pawlak - Poles form the national flag

domenica 28 agosto 2011

A chilled wave (sara' un'estate freddissima...)

A mixtape with some of my favourite tracks of the year (so far).

1. Washed Out – Soft
2. John Maus – Hey moon
3. R E A L M A G I C – No things left
4. Nicolas Jaar – Space is only noise if you can see
5. Radiohead – The butcher
6. Bon Iver – Holocene
7. Wild Beasts – Reach a bit further
8. Yourself and the air – Trampolines
9. The pains of being pure at heart – The body
10. Cold Cave – Pacing the church
11. And so I watch you from afar – 7 Billion people all alive at once
12. Wu Lyf – Cave song
13. Iceage - Remember

You can strem it here.

lunedì 10 novembre 2008

The open letter and its enemies: etimology of a blog.

This letter was written on 6 October 2005. It is about the city of Vancouver, but in a way also about Amsterdam. In one word it is about Vansterdam.


Ebbene si

dopo essermi riproposto per trenta giorni di scrivere ai miei cari, avrete capito invano, al trentunesimo mi sono deciso e l’ho fatto.

Colgo l’occasione datami dai cari di Modena per fare sapere a un po’ di gente come vanno le cose qui a Vancouver, città che (con un po’ di arroganza) nel suo sito si autodefinisce la più bella del Nord America… il fatto è che lo è davvero.


Cominciamo dalle cose più importanti allora come ho avuto modo di dire un paio di volte ad un paio di persone nell’anno passato si trova in Canada per la precisione dalla parte del pacifico non lontano dal confine con gli stati uniti dell’america. Insomma le città più vicine sono americane piuttosto che canadesi e per la verità Vancouver deve molto a Seattle, una sorta di punto di riferimento, la seconda casa dei pearl jam è qui, il cross over va ancora di moda e sembra che la gente per spostarsi preferisca lo skate alla bici.


È anche vero però che essendo sull’oceano la Cina e/o il Giappone sono particolarmente vicini (sempre mezza giornata di aereo) se poi ci metti di mezzo il più grande porto dell’america dell’ovest e lo spirito liberale del posto capisci perché ci siano più giapponesi[1] che canadesi a popolare questa città. Ma non sono quel tipo di orientale che ci potremmo immaginare dai vari film di Hollywood, qua sono dappertutto e occupano anche posizioni molto importanti. Parlano un inglese perfetto anche perché probabilmente son qui da una generazione o anche più… insomma sono musigialli occidentalizzati anzi a ripensarci bene il muso giallo non ce l’hanno proprio...


Come sapranno bene i cari della Siberia, sono partito da Londra il 23 Agosto (alle sei) e sono atterrato il 23 Agosto (sempre circa alle sei, ma dopo nove ore di viaggio). Ho passato i primi dieci giorni in ostello nel centro, che qui si chiama downtown e in quel periodo, quando ancora ero giovane e ignorante, potrete immaginare come è andata. Scoprire nuove cose, conoscere nuove persone, toccare realtà diverse, parlare un’altra lingua, ripartire (quasi) da zero in tutto, una gran fatica, ma un’esperienza eccezionale, che lascia il segno ogni volta che ci si passa. Per non farla troppo lunga, l’ostello dove ho alloggiato era uno di quelli da backpackers o a la IH. Il terzo giorno è capitato in camera da me uno di Londra che aveva ben pensato di farsi il giro del Canada e così da New York era finalmente arrivato dall’altra parte… in bicicletta. Poi è arrivata un’altra inglese che avrà avuto la nostra età sembrava e insegnava tedesco alle superiori a Southempton. Dopo due anni si era un po’ scocciata e stizzita ha preso e se ne è andata dall’altra parte del mondo, per la precisione in nuova zelanda, a fare la barista per 7 mesi e per altri sette mesi ha viaggiato a tappe attraversando il continente africano e poi quello americano fino ad arrivare a Vancouver. La cosa di cui va più orgogliosa sono i timbri nel passaporto.


E così per una settimana ho girato per downtown con questi due inglesi, provando quasi tutte le cucine del mondo (qui con cinque euro mangi qualsiasi cosa… quasi), visitando quel che c’era da vedere, girando alla ricerca di posti da tenersi in mente, e annuendo con un sorriso a dir poco esagerato quando in realtà non avevo la più pallida idea di che cosa stessero dicendo quei due madrelingua. Da ricordare una sessione di film di giovani registi Cechi vista assieme al “Pacific Cinemathequè” in particolare “Looners” di David Ondricek (se riuscite guardatelo ne vale proprio la pena) che parla un po’ della nostra generazione ma in un modo che ti fa veramente ridere e disperare, uno raro caso di ironia riuscita.


Ma torniamo a Vancouver, the city of glass come la definisce Matt Douglas[2] per via dei grattacieli di vetro stile manhattan che dominano sulla città da downtown, Vong Khong come la definiscono alcune guide, ma soprattutto Vansterdam come sia io che il New York Times preferiamo definirla.


Sarà anche perché sono io, ma ho trovato le affinità tra le due città impressionanti. Prima fra tutte il multiculturalismo (solo che qui al posto dei mediorientali ci sono gli orientali); fonti attendibili dicono che la marijuana migliore di tutto il nord america la trovi qui; la prostituzione non è che sia legalizzata ma nella via più centrale e turistica della città puoi passare dal gelataio al peep show al calzolaio all’ustecchio in vetrina nel giro di un isolato; tutti bevono birra; gli odori per le strade sono simili; anche qui il formaggio locale è una pregiata fontina che ricorda la ben più famosa e illustre “regina di tutte le fontine” come usava chiamarla il caro Alex Graudenzi: il Gouda olandese; il grado di civiltà delle persone è sempre impressionante forse qui ancora di più perché in più sono tutti esageratamente gentili e anche simpatici cosa che proprio non si può dire dei mezzi germanici olandesi; non ci sono i canali ma c’è l’oceano che penetra in più punti nella città formando suggestive insenature; anche qui c’è un parco gigante nel bel mezzo della città (ma questo ormai credo sia vero per tutte le grandi città tranne quelle italiane).


Il primo settembre mi sono spostato dall’ostello al campus e ormai vivo qui da un mese. Quando sono arrivato era tutto talmente nuovo che in realtà stanno ancora finendo di costruire. L'Universita' e' situata forse nel luogo piu' bello della citta', di fatto e' un penisola che da' sull'oceano e le montagne in lontananza le fanno da sfondo abbracciandola. La mia casa è a duecento metri dall’oceano, dalla spiaggia che tutti conoscono con il nome di Wreck Beach: la più grande spiaggia di nudisti del Canada Occidentale. Vi giuro che non sto scherzando. C’è una spiaggia di nudisti nel campus e questa spiaggia è dietro casa mia, per arrivarci bisogna attraversare il pacific spirit park che di fatto è una discesona (salitona al ritorno ahimè) in mezzo ad una foresta di alberi secolari.

Nel campus c’è praticamente tutto, ci sono corsi di tutto (rafting, climbing, kayaking, tutte le arti orientali) e fin qui ci sta, e poi ci sono queste Society come le chiamano qui per qualsiasi cazzata non so c’è la society della cultura italiana nel mondo (per curiosità ho guardato il programma e sembra che l’evento clue dell’anno sia una pizzata di tutti i membri del club Da Jhonni’s pizza) o la society del biliardino o del cricket.


Ad un’ora da qui poi ci sono le montagne di Whistler che tutti dicono siano le migliori del Canada, anzi del mondo. Adesso sulle più belle del mondo avrei qualcosa da ridire, ma proprio male non devono essere visto che ospiteranno le olimpiadi invernali nel 2010.


Nell’appartamento ci stiamo in quattro: due canadesi (mitici) e un’iraniano (non c’è mai, l’ho visto in tutto un paio di volte, mi ha chiesto di insegnargli un po’ d’Italiano così per socializzare, io l’ho fatto ma non ho avuto il coraggio di chiedergli di insegnarmi un po’ d’iraniano. A parte tutto sembra Ok). Praticamente dove sto è un crogiuolo di studenti graduate che vive in condominio. Cosa sono i graduate? Eh e qui veniamo all’unica nota dolente di questa Vancouver. Essere un graduate vuol dire che hai finito l’università (che qui è di 4 o 5 anni e si chiamano undergraduate) e vai avanti a fare o il master o il Ph.D. che è tipo il dottorato da noi. Essere un graduate vuol dire che quando ti offrono un lavoro parti da uno stipendio di $50000 (qui in Canada). Ma soprattutto essere un graduate vuol dire che ti fanno studiare giorno e notte. Poi nel master in economia in particolare c’è veramente gente che viene da tutto il mondo e vi assicuro che se dalla Cina o dall’India riesci ad arrivare qui a Vancouver vuol dire che ne hai un bel po’… mi consola il fatto che anche questa gente fa fatica. Dopo un mese di lezioni vedi proprio le facce delle persone che sono cambiate. I primissimi giorni (quasi) tutti splendidi e sorridenti, ora non proprio… Cmq ho trovato anche qui dei ragazzi veramente in gamba con cui abbiamo messo su un gruppo di studio che assieme ai miei (mitici) coinquilini e affetti vari dal vecchio continente danno una bella mano a saltarci fuori. Se non altro, se proprio dovesse andare male ho già pensato ad un piano B che mi piace quasi di più del piano A: mollo tutto e vado a lavorare in un coffee shop ad Amsterdam… tanto le chiavi di casa ce l’ho ancora, tiè!


Per il momento credo sia tutto, vi faccio i complimenti se siete arrivati a leggere fin qui e chiedo ancora una volta umilmente perdono per non essermi fatto vivo per tutto questo tempo.


fatemi sapere tutte le novità, lo sapete quanto fa piacere ricevere le e-mail da casa quando si è lontani.


...



[1]Rettifica: si tratta per lo più cittadini di Hong Kong, emigrati prima che da protettorato Britannico diventasse parte del territorio Cinese (1997).

[2] Rettifica: Douglas Coupland, famoso scrittore nato a Vancouver, autore – tra gli altri romanzi – di “Generazione X”. Un po’ l’Enrico Brizzi del Nord America.


giovedì 6 novembre 2008

Goodbye NEOCONs!

Big thanks to Michael Sandel for writing this and to Thomas L. Friedman for reporting it in the New York Times - by far the greatest newspaper of all times... God Bless America!

“Taking office at a time of crisis doesn’t guarantee greatness, but it can be an occasion for it,” argued the Harvard University political philosopher Michael Sandel. “That was certainly the case with Lincoln, F.D.R. and Truman.” Part of F.D.R.’s greatness, though, “was that he gradually wove a new governing political philosophy — the New Deal — out of the rubble and political disarray of the economic depression he inherited.” Obama will need to do the same, but these things take time.

“F.D.R. did not run on the New Deal in 1932,” said Sandel. “He ran on balancing the budget. Like Obama, he did not take office with a clearly articulated governing philosophy. He arrived with a confident, activist spirit and experimented. Not until 1936 did we have a presidential campaign about the New Deal. What Obama’s equivalent will be, even he doesn’t know. It will emerge as he grapples with the economy, energy and America’s role in the world. These challenges are so great that he will only succeed if he is able to articulate a new politics of the common good”.

“… In this election, the American public rejected these narrow notions of the common good. Most people now accept that unfettered markets don’t serve the public good. Markets generate abundance, but they can also breed excessive insecurity and risk. Even before the financial meltdown, we’ve seen a massive shift of risk from corporations to the individual. Obama will have to reinvent government as an instrument of the common good — to regulate markets, to protect citizens against the risks of unemployment and ill health, to invest in energy independence.”

You can read the full NYT article by Thomas L. Friedman here.

lunedì 3 novembre 2008

The Cult of Death in Poland and Other Funny Tales!

The first of November – All Saints day – is National Holyday in Poland. Tradition wants that if you are Pole you go to the cemetery. And this is what a bunch of non-polish Warsaw-based expats also did, including my colleague Aart Jan (Netherlands), Tom (Norway) Pekka (Finland), Lena (Germany) and I. We went to Powązki – commonly considered as the nicest Christian cemetery in town. Powązki is never-ending and so much better than the cemetery you could expect from a big Capital. All graves are on the ground and pretty old. They are all different and the people for the occasion leave dozens of candles in sign of respect or just because everyone does so. I even left one in one of the very few graves that didn’t have any. Families go to the cemetery, young and old couples do so, grandparents go to the cemetery, singles do so. The cemetery attracts much more people than any other place in the country on such day. I’ve heard that some 80% of Poles go visit their dears on this day. This would mean about 30 millions of people flooding on cemeteries in just one day. All shops are rigorously closed. And the general mood is incredibly relaxed to be in such an environment.

In the late afternoon - at the sunset - the atmosphere reaches its scenic peak and you can walk through these crowded lanes of graves, guided by thousands of candles and think about everything (but really everything) on earth but death.

lunedì 27 ottobre 2008

God is dead, Marx is dead, Friedman is dead... and I am not feeling too well, myself.

The last week my genius friend Bing - post-graduate student in Physics in the U.S. - who is knowledgeable about everything on earth (and out), was kind enough to agree on the old post on the Chicagoans Waterloo. It then started a short messages exchange that I am assembling here. It will be nice to read it in two years or twenty years and see how much we were wrong or right to be as concerned and hopeful for a change as we are now.

B: totally agree with your opinion!! maybe you've also seen this:

http://www.pbs.org/moyers/journal/10102008/watch.html

George Soros was Karl Popper's student at one point, perhaps that explains why he recognizes fundamentalisms / unquestioned ideologies with dubious assumptions when he sees one.. whether it's communist or liberal.. unlike most economists / speculators.. i've always thought that unfettered free market economics with the assumptions of society progressing due to rational actions done by self-interested individuals (plus the "trickle down" philosophy) and an infinitely elastic market don't seem quite correct.. but unlike in physics, there's only one experimental lab for economics, and we have to pay the price if the assumptions turn out to be wrong.. i guess Soros has a much better way of articulating this situation, that's why i'm going to buy his book!!

W: Hey Bing, thanks a lot for the link!I actually haven't seen it yet,which is kind of a shame I can say now...indeed,what he says is just a consequence of your neat (and amazingly synthesized) point on the misleading foundation of neoclassical economic theory - brought to his recent splendour by the fundamentalist Chicagoans - with the political support over the past decades of neo-conservative republicans and some lobbies. The firsts truly believed (or at least I like to think so) in markets left alone and the trickle-down economics, while the seconds were just doing their job, promoting their own interests at the political level. Soros' principal-agent dilemma argument at the end of the video is perhaps the strongest one... with devastating political implications. I really think he's right when he says that a new era is starting... How to say that... God is dead, Marx is dead, Friedman is dead... and I am not feeling too well, myself.

B:Maybe God is not yet dead.. time and again he's bounced back from near fatality.. and maybe now he's laughing at us and the crass bankers...
but yeah i can't help being shocked at how many billions of dollars governments can instantly pour into the Iraqi war (then) and collapsing banks (now), while the MORE pressing issues of humanity - global poverty and lack of access to basic healthcare and illiteracy - which could be comfortably dealt with by the same amounts of money are conveniently neglected.. even claiming they are too expensive to undertake, or "not in the national interest".
And financial engineering.. can everything always be solved by modelling phenomena? when the same modelling process makes significant assumptions on which variables can be ignored and what can't be.. it's WEIRD how in the very earliest books on economics people like Alfred Marshall had put humanitarian concerns first.. but economics books nowadays resemble mathematical tracts. maybe i'm wrong.


W:
I couldn't agree with you more, on every single point! Including the God's laugh...

Then Bing wrote a weighty poetry which I am not attaching now as I'd have to ask him first. However, it's good to remind how Bing and I met each other. We've only seen one night, at St.Gery in Brussels - perhaps during the pub crawl that the author of this blog organized with the rest of the Strangelovers Laison Committee for the new batch of EC trainees. He had come to Brussels to meet a friend he had studied with in Cambridge - physicist as well - who had just started the stage at the Commission. We quickly got into this conversation on how alienating it is the North American way of doing post-graduate studies, and from there we got on pretty quickly on everything, including all difficult things except our favourite Trappist beer. And it is always a great event when you meet such a person.

domenica 19 ottobre 2008

Warszawa's Island

The Free Form Festival in Warsaw is probably the best atmosphere ever seen in a music festival by the author of this blog. Bands playing and afterwards joining the crowd. An amazing crowd. No judgements. Extraordinary venue (Fabryka Trzcyni - a dismissed brown sugar factory in the outskirts of Praga - the popular and used-to-be-poorest-now-getting-arty district of Warsaw). Excellent choice of bands (considered the small budget), timing of their exhibitions and mix of sounds. Plus, I have been to a few concerts in Warsaw now and have to say that the public in this city is the warmest. And the bands also feel it and play more confidently. Like the Swedish ensamble Koops - after an hesitant start - did yesterday; turning Warsaw into a fantastic Koop's Island.

mercoledì 15 ottobre 2008

The Chicagoans Waterloo

I have always been a great estimator of Paul Krugman, this year Nobel Prize in Economics. My thesis started with a quotation of him and I liked the way he wrote, his style, quite unconventional to be an economist, although probably not in absolute terms, as my Canadian room mate Nathan - a sharp policy grad student highly trusted by the author of this blog when it comes to Anglo-Saxon culture - used to complain about his inability to write articles in a decent english...

However, for how much Krugman has criticized the Bush administration since he joined as op-ed the New York Times, I can't forget how much he was radical about the goodness of free trade and globalization when he was an academic, how he regarded it as always good for everyone no matter how, who and when you open to it. Something that could only be true if you see the world under the fundamentalist eyes of the Chicago School of Economics. Those eyes that do not have a clue about what is going on now with the financial crisis and worst of all do not have a clue about how to react. Exactly as the market orthodox elite stood silent and still after the crisis of the 1929.

As at that time it was an Englishman - John Maynard Keynes - who advised the then President of the United States Franklin Delano Roosevelt on how to get out of the mess, this time it was the British prime minister - Gordon Brown - who had the promptness to react firmly and rapidly to the crisis by showing so far the only possible - we can't know if it is the right one yet - emergency exit to the crisis. As the brand-new Nobel Laureate in economics neatly explains here. Probably, the editorial that eventually brought him to an early Nobel Memorial Prize in Economic Sciences.

Hopefully, a first of a long list to "unconventional" economists after a couple of decades of Chicago triumph.

Diego Rivera - Affresco Murario - Detroit Industry, Parete Sud 1932-33.

In Detroit’s Institute of fine arts there is a remarkable room whose walls are painted with four stunning murals by Diego Rivera. The Rivera murals, completed in 1933, show in considerable detail the operations of Ford’s River Rouge industrial complex – a giant facility that combined at a single site blast furnaces, rolling mills, engine casting, body stamping, and assembly of complete automobiles. … Although Rivera’s murals were intended as a celebration of the power of modern industry (and also, to his patron’s dismay, a condemnation of its brutality), they now have a decidedly archaic feel. Part of that sense of old-fashioned industry comes from the very degree of integration that seemed so impressive at the time. What are all those desperate operations doing in the same facilitiy? Why are they not being done at specialized places scattered around the globe?”
Paul Krugman, “Growing World Trade: Causes and Consequences”, 1995