The view from Zacheta

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Włodzimierz Pawlak - Poles form the national flag

lunedì 10 novembre 2008

The open letter and its enemies: etimology of a blog.

This letter was written on 6 October 2005. It is about the city of Vancouver, but in a way also about Amsterdam. In one word it is about Vansterdam.


Ebbene si

dopo essermi riproposto per trenta giorni di scrivere ai miei cari, avrete capito invano, al trentunesimo mi sono deciso e l’ho fatto.

Colgo l’occasione datami dai cari di Modena per fare sapere a un po’ di gente come vanno le cose qui a Vancouver, città che (con un po’ di arroganza) nel suo sito si autodefinisce la più bella del Nord America… il fatto è che lo è davvero.


Cominciamo dalle cose più importanti allora come ho avuto modo di dire un paio di volte ad un paio di persone nell’anno passato si trova in Canada per la precisione dalla parte del pacifico non lontano dal confine con gli stati uniti dell’america. Insomma le città più vicine sono americane piuttosto che canadesi e per la verità Vancouver deve molto a Seattle, una sorta di punto di riferimento, la seconda casa dei pearl jam è qui, il cross over va ancora di moda e sembra che la gente per spostarsi preferisca lo skate alla bici.


È anche vero però che essendo sull’oceano la Cina e/o il Giappone sono particolarmente vicini (sempre mezza giornata di aereo) se poi ci metti di mezzo il più grande porto dell’america dell’ovest e lo spirito liberale del posto capisci perché ci siano più giapponesi[1] che canadesi a popolare questa città. Ma non sono quel tipo di orientale che ci potremmo immaginare dai vari film di Hollywood, qua sono dappertutto e occupano anche posizioni molto importanti. Parlano un inglese perfetto anche perché probabilmente son qui da una generazione o anche più… insomma sono musigialli occidentalizzati anzi a ripensarci bene il muso giallo non ce l’hanno proprio...


Come sapranno bene i cari della Siberia, sono partito da Londra il 23 Agosto (alle sei) e sono atterrato il 23 Agosto (sempre circa alle sei, ma dopo nove ore di viaggio). Ho passato i primi dieci giorni in ostello nel centro, che qui si chiama downtown e in quel periodo, quando ancora ero giovane e ignorante, potrete immaginare come è andata. Scoprire nuove cose, conoscere nuove persone, toccare realtà diverse, parlare un’altra lingua, ripartire (quasi) da zero in tutto, una gran fatica, ma un’esperienza eccezionale, che lascia il segno ogni volta che ci si passa. Per non farla troppo lunga, l’ostello dove ho alloggiato era uno di quelli da backpackers o a la IH. Il terzo giorno è capitato in camera da me uno di Londra che aveva ben pensato di farsi il giro del Canada e così da New York era finalmente arrivato dall’altra parte… in bicicletta. Poi è arrivata un’altra inglese che avrà avuto la nostra età sembrava e insegnava tedesco alle superiori a Southempton. Dopo due anni si era un po’ scocciata e stizzita ha preso e se ne è andata dall’altra parte del mondo, per la precisione in nuova zelanda, a fare la barista per 7 mesi e per altri sette mesi ha viaggiato a tappe attraversando il continente africano e poi quello americano fino ad arrivare a Vancouver. La cosa di cui va più orgogliosa sono i timbri nel passaporto.


E così per una settimana ho girato per downtown con questi due inglesi, provando quasi tutte le cucine del mondo (qui con cinque euro mangi qualsiasi cosa… quasi), visitando quel che c’era da vedere, girando alla ricerca di posti da tenersi in mente, e annuendo con un sorriso a dir poco esagerato quando in realtà non avevo la più pallida idea di che cosa stessero dicendo quei due madrelingua. Da ricordare una sessione di film di giovani registi Cechi vista assieme al “Pacific Cinemathequè” in particolare “Looners” di David Ondricek (se riuscite guardatelo ne vale proprio la pena) che parla un po’ della nostra generazione ma in un modo che ti fa veramente ridere e disperare, uno raro caso di ironia riuscita.


Ma torniamo a Vancouver, the city of glass come la definisce Matt Douglas[2] per via dei grattacieli di vetro stile manhattan che dominano sulla città da downtown, Vong Khong come la definiscono alcune guide, ma soprattutto Vansterdam come sia io che il New York Times preferiamo definirla.


Sarà anche perché sono io, ma ho trovato le affinità tra le due città impressionanti. Prima fra tutte il multiculturalismo (solo che qui al posto dei mediorientali ci sono gli orientali); fonti attendibili dicono che la marijuana migliore di tutto il nord america la trovi qui; la prostituzione non è che sia legalizzata ma nella via più centrale e turistica della città puoi passare dal gelataio al peep show al calzolaio all’ustecchio in vetrina nel giro di un isolato; tutti bevono birra; gli odori per le strade sono simili; anche qui il formaggio locale è una pregiata fontina che ricorda la ben più famosa e illustre “regina di tutte le fontine” come usava chiamarla il caro Alex Graudenzi: il Gouda olandese; il grado di civiltà delle persone è sempre impressionante forse qui ancora di più perché in più sono tutti esageratamente gentili e anche simpatici cosa che proprio non si può dire dei mezzi germanici olandesi; non ci sono i canali ma c’è l’oceano che penetra in più punti nella città formando suggestive insenature; anche qui c’è un parco gigante nel bel mezzo della città (ma questo ormai credo sia vero per tutte le grandi città tranne quelle italiane).


Il primo settembre mi sono spostato dall’ostello al campus e ormai vivo qui da un mese. Quando sono arrivato era tutto talmente nuovo che in realtà stanno ancora finendo di costruire. L'Universita' e' situata forse nel luogo piu' bello della citta', di fatto e' un penisola che da' sull'oceano e le montagne in lontananza le fanno da sfondo abbracciandola. La mia casa è a duecento metri dall’oceano, dalla spiaggia che tutti conoscono con il nome di Wreck Beach: la più grande spiaggia di nudisti del Canada Occidentale. Vi giuro che non sto scherzando. C’è una spiaggia di nudisti nel campus e questa spiaggia è dietro casa mia, per arrivarci bisogna attraversare il pacific spirit park che di fatto è una discesona (salitona al ritorno ahimè) in mezzo ad una foresta di alberi secolari.

Nel campus c’è praticamente tutto, ci sono corsi di tutto (rafting, climbing, kayaking, tutte le arti orientali) e fin qui ci sta, e poi ci sono queste Society come le chiamano qui per qualsiasi cazzata non so c’è la society della cultura italiana nel mondo (per curiosità ho guardato il programma e sembra che l’evento clue dell’anno sia una pizzata di tutti i membri del club Da Jhonni’s pizza) o la society del biliardino o del cricket.


Ad un’ora da qui poi ci sono le montagne di Whistler che tutti dicono siano le migliori del Canada, anzi del mondo. Adesso sulle più belle del mondo avrei qualcosa da ridire, ma proprio male non devono essere visto che ospiteranno le olimpiadi invernali nel 2010.


Nell’appartamento ci stiamo in quattro: due canadesi (mitici) e un’iraniano (non c’è mai, l’ho visto in tutto un paio di volte, mi ha chiesto di insegnargli un po’ d’Italiano così per socializzare, io l’ho fatto ma non ho avuto il coraggio di chiedergli di insegnarmi un po’ d’iraniano. A parte tutto sembra Ok). Praticamente dove sto è un crogiuolo di studenti graduate che vive in condominio. Cosa sono i graduate? Eh e qui veniamo all’unica nota dolente di questa Vancouver. Essere un graduate vuol dire che hai finito l’università (che qui è di 4 o 5 anni e si chiamano undergraduate) e vai avanti a fare o il master o il Ph.D. che è tipo il dottorato da noi. Essere un graduate vuol dire che quando ti offrono un lavoro parti da uno stipendio di $50000 (qui in Canada). Ma soprattutto essere un graduate vuol dire che ti fanno studiare giorno e notte. Poi nel master in economia in particolare c’è veramente gente che viene da tutto il mondo e vi assicuro che se dalla Cina o dall’India riesci ad arrivare qui a Vancouver vuol dire che ne hai un bel po’… mi consola il fatto che anche questa gente fa fatica. Dopo un mese di lezioni vedi proprio le facce delle persone che sono cambiate. I primissimi giorni (quasi) tutti splendidi e sorridenti, ora non proprio… Cmq ho trovato anche qui dei ragazzi veramente in gamba con cui abbiamo messo su un gruppo di studio che assieme ai miei (mitici) coinquilini e affetti vari dal vecchio continente danno una bella mano a saltarci fuori. Se non altro, se proprio dovesse andare male ho già pensato ad un piano B che mi piace quasi di più del piano A: mollo tutto e vado a lavorare in un coffee shop ad Amsterdam… tanto le chiavi di casa ce l’ho ancora, tiè!


Per il momento credo sia tutto, vi faccio i complimenti se siete arrivati a leggere fin qui e chiedo ancora una volta umilmente perdono per non essermi fatto vivo per tutto questo tempo.


fatemi sapere tutte le novità, lo sapete quanto fa piacere ricevere le e-mail da casa quando si è lontani.


...



[1]Rettifica: si tratta per lo più cittadini di Hong Kong, emigrati prima che da protettorato Britannico diventasse parte del territorio Cinese (1997).

[2] Rettifica: Douglas Coupland, famoso scrittore nato a Vancouver, autore – tra gli altri romanzi – di “Generazione X”. Un po’ l’Enrico Brizzi del Nord America.


2 commenti:

Unknown ha detto...

I'm going to write something quite irrelevant to the blog (if that's alright!) I'm not sure whether the following situation is always true, or only true for highly developed democratic societies with huge media clout and military technology:

The Paradox of Dovishness

There's the paradox of the "soft" leadership possibly becoming more belligerent than a "hawkish" leadership, to do well in a democratic election. The "soft" Obama was compelled to declare sending troops inside Pakistan to defeat Al Qaeda and guaranteeing the permanent existence of Israel, things that the hawkish McCain did not espouse (and in fact, warned against the first). Today: the "soft" Kadima and Labour parties have bombed Gaza and are intending to launch a ground invasion, against the perceived electoral strength of the "hawkish" Netanyahu and his Likud.

What is particularly sad is how foreign policies are being adjusted to create favourable political opportunities for parties back at home, to the detriment of other countries / societies.

Is it true that without a pan-continental Weltanschauung, e.g. a Renaissance-type humanism or Buddhism or the Islamic Khilafah, when people start professing Secularism that the poverty of Secularism shows through, in the guise of Nationalism... What is the motivating Idea behind the modern Nation-state? The Nation-state was created a few hundred years ago (Treaty of Westphalia? ), based on ethnocentric grounds and exclusivism. As such, it must ineluctably lead to more conflict, as people squabble over territories that they claim to have once owned, for reasons of "territorial purity / integrity", from a distant past when such national ideologies were absent and various communities co-existed (cf. China with respect to Tibet, or South Odessa, or Palestine). Something must also be said about how "the global economy" is being fuelled by weapons.

And it must be said that many modern Nation-states are anomalies, aberrations.

Unknown ha detto...

Happy New Year!